Riduzione dei consumi ed economia ferma. I lockdown adottati da vari Paesi nel mondo per contrastare la pandemia del coronavirus, hanno collassato la domanda di petrolio. Le quotazioni dell’oro nero sono crollate letteralmente, da 60$ al barile fino a 20$ al barile. Ma a contribuire c’è stata la guerra tra Arabia Saudita e Russia.
Il crollo della domanda del greggio è stato quantificato a quasi 12 milioni di barili al giorno (mbg) dall’amministrazione di informazione energetica americana (EIA) per il solo mese di Marzo 2020. Per il mese di Aprile 2020, la stessa EIA stima una riduzione di circa 17 mbg. I numeri, per avere un corretto ordine di grandezza, vanno confrontati con la produzione e il consumo giornaliero di petrolio. Questi, negli ultimi anni si sono attestati su circa 100 mbg. Per il 2020 le previsioni della EIA dicono che ci sarà una riduzione del 5.2%. Per arrivare quindi a una domanda di 95.5 mbg.
Perché il petrolio è calato?
Nonostante il crollo dovuto alla pandemia del coronavirus, Arabia Saudita e Russia hanno continuato a produrre petrolio. La cosidetta guerra dei prezzi tra arabi e russi ha così creato un eccesso di offerta che ha fatto crollare il prezzo fino a 20$ al barile nel mese di Marzo 2020. La caduta ha causato un calo di oltre il 50%.

Il prezzo del petrolio così basso è ritenuto insostenibile perché troppo vicino ai costi di produzione. Pertanto per alcuni produttori non sarà più conveniente estrarre greggio. Inoltre per quei Paesi che hanno fortemente dipendenza economica dagli idrocarburi, ciò significa un’ulteriore instabilità da sostenere oltre quella sanitaria dovuta al coronavirus. Ai problemi umanitari possono seguire instabilità di natura politica con conseguenze dirette e indirette dal Medio Oriente fino in Europa.
Cosa prevede l’accordo per il taglio della produzione del petrolio
Per stabilizzare il prezzo, paesi produttori si sono riuniti in un incontro straordinario dal quale è stato raggiunto un patto sul taglio alla produzione di petrolio. L’accordo OPEC+, cui fa parte anche la Russia, si è concluso il 12 Aprile. Decisivo l’intervento di Donald Trump che tramite Twitter ha fatto andare su (e giù) le quotazioni del greggio nelle ultime settimane. Basandosi sulla produzione di Ottobre 2018, i Paesi produttori raggiungeranno l’obiettivo che prevedere un taglio della produzione pari a 9.7 mbg. Secondo alcuni analisti il taglio però è insufficiente e arriva in ritardo. Infatti sempre secondo questi ultimi il taglio deve tenere in considerazione una perdita nei consumi di circa 20 mbg.
L’accordo, secondo il comunicato ufficiale prevede:
- taglio di 9.7 mbg a partire dal 1 Maggio 2020 fino al 30 Giugno 2020.
- taglio di 7.7 mbg per 6 mesi dal 1 Luglio 2020 al 31 Dicembre 2020.
- taglio di 5.5 mbg per un periodo di assestamento di 16 mesi dal 1 Gennaio 2021 fino alla fine di Aprile 2022.
Il piano rimane valido fino al 30 Aprile 2022 con una revisione prevista a Dicembre 2021.
Tuttavia a poche ore dal comunicato ufficiale, e forse dopo che le quotazioni non hanno avuto l’effetto sperato, è lo stesso Trump che torna a twittare sul petrolio:
Having been involved in the negotiations, to put it mildly, the number that OPEC+ is looking to cut is 20 Million Barrels a day, not the 10 Million that is generally being reported. If anything near this happens, and the World gets back to business from the Covid 19…..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) April 13, 2020
D’altronde dopo l’accordo il prezzo è risalito per poi tornare in sotto ai 23$. Che le quotazioni dell’oro nero possano scendere sotto i 20$ al barile quindi non è ancora scongiurato nonostante l’impegno degli USA. C’è chi ha già ipotizzato prezzi fino a 17$-15$ al barile.
Quanto petrolio si consuma in Europa?
Il petrolio, nonostante il futuro per molti converga verso fonti di energia rinnovabile, continua ad essere la più importante fonte di energia in Europa. Rappresenta infatti il 38% dell’energia consumata in area EU-28 (dati 2017).
Per certi versi un prezzo basso potrebbe essere interessante per le aziende e i consumatori, perché ciò significherebbe costi inferiori una volta avvenuta la ripresa dei consumi. Tuttavia, prezzi bassi e vicini al costo di produzione potrebbero far chiudere definitivamente, per insostenibilità del business, diversi produttori. In uno scenario nel quale si ha un unico vincitore tra Arabia Saudita e la nostra vicina Russia, questo potrebbe decidere per un prezzo molto più alto, in quanto (quasi) unico offerente. Lo scenario non è così irrealistico. Se i consumi però non avranno la ripresa a “V” o “U” come da alcuni ipotizzato. La capacità di prevedere il futuro però non è in mano a nessun essere umano, pertanto questa strategia non è detto si riveli vincente per gli arabi.
Fonti:
EIA- Short term energy outlook
Eurostat – Energy statistics – an overview
European Environment Agency – Primary energy consumption by fuel in Europe
European Environment Agency – What kind of energy do we consume in the EU?
Inveting.com – Tonfo del greggio 2020: l’involontario aiuto dei sauditi in una pandemia
Sole24Ore – Petrolio, accordo Opec+ per il taglio alla produzione