Prima di prendere la decisione di dimettermi dal mio lavoro da dipendente mi sentivo molto confuso. Dimettersi da un lavoro cui hai ambito per tanto tempo in una buona azienda non è un compito semplice.
Il costo cognitivo per compiere questa decisione è stato piuttosto alto. Giorni, settimane e settimane di continuo dubbio. Non sai se quella che stai per fare è una scelta “giusta” o “sbagliata“.
Nella maggior parte dei casi e del tempo hai solo paura. Io mi sentivo bloccato.
Una decisione del genere non è quel tipo di decisione che prendi in maniera automatica. Non è come andare in pizzeria e scegliere la boscaiola su base bianca o base rossa.
Il dubbio lavorativo, decidere di cambiare azienda o ruolo, dimettersi per avviare il proprio progetto di business, è qualcosa che impatta delle aree importanti:
- La sfera personale.
- La sfera professionale e quindi la carriera.
- La relazione col partner.
Questo ha poi delle conseguenze sulla propria finanza personale e quindi parliamo di denaro, soldi. E non sempre questo impatto è positivo.
Nel mio caso essendo molto confuso, ho chiesto aiuto per poter affrontare il processo decisionale e ho svolto delle sessioni di coaching.
Se sei interessato ho fatto una chiacchierata sul coaching con Nancy Zoda che è stata la mia coach durante questo percorso.
Cosa ti Preoccupa Quando Devi Affrontare una Decisione Importante?
Come persone abbiamo il timore di prendere decisioni frettolosamente, istintive ed emotive perché queste, la maggior parte delle volte, si rivelano di scarsa qualità. Il problema apparentemente risolto si ripresenta. Oppure dopo la decisione facciamo esperienza con emozioni che giudichiamo negative.
Nonostante questi timori, continuiamo a prendere decisioni irrazionali. Solo in un secondo momento troviamo un modo per dare una ragione a quella determinata scelta.
Le decisioni che ritengo più complesse sono quelle che impattano il proprio futuro e coinvolgono sia la carriera lavorativa che la vita relazionale. Questo tipo di decisioni ha una elevata carica emotiva.
Nei diversi ruoli che interpretiamo all’interno della società ci troviamo ad affrontare prima o poi situazioni complesse che richiedono una decisione altrettanto difficile.
Non sei Razionale Quanto Credi di Essere
Quando devi prendere una decisione, per te importante, è altrettanto facile che se il tempo che ti viene dato è scarso hai più paura di:
- Sbagliare.
- Fare errori.
- Essere giudicato male.
- Non essere all’altezza.
Queste paure possono entrare in gioco in qualsiasi momento e contesto. Sia nel lavoro, che nelle relazioni.
A volte invece prendi decisioni perché hai paura di:
- Rimanere nell’ombra.
- Non essere riconosciuto nel ruolo.
- Non essere accettato nel contesto sociale cui si svolge il processo decisionale.
Pensa a queste situazioni e fammi sapere se non ti è mai capitata una situazione del genere.
Le Competenze per Decidere
Se restringiamo il campo al mondo lavorativo, vi è la convinzione che per decidere sia sufficiente la conoscenza nel settore. Sebbene conoscenza ed esperienza siano due ingredienti importanti, è necessario avere un mindset adeguato e una buona dose auto-consapevolezza per prendere decisioni, anche quelle cosiddette sbagliate.
Nell’epoca della continua evoluzione tecnologica e dei mercati sempre più fluidi, le dinamiche lavorative sono diventate altrettanto veloci.
Quello che oggigiorno viene richiesto a manager, leader e collaboratori è la capacità di decidere e risolvere problemi velocemente.
Tuttavia, proprio a causa di questa velocità, l’informazione viaggia frammentata e non si ha spesso modo di comprendere le reali esigenze. Si lavora quindi in contesti dove, per fare qualche esempio:
- Lo scopo del progetto viene definito in corsa.
- I requisiti progettuali vengono aggiornati durante la fase esecutiva.
- Le priorità vengono riviste quotidianamente.
Le decisioni, in queste condizioni, diventano certamente difficili e coinvolgono emotivamente le persone che sono chiamate a decidere. Per via delle paure che si innescano, della situazione spiacevole e del poco tempo a disposizione, molte volte capita di prendere decisioni altrettanto rapidamente.
Se ci pensi lo scopo è togliersi dalla situazione poco piacevole.
Il fatto è che queste decisioni si possono rivelare inefficaci perché non risolutive.
Sebbene sembrano colpire solo l’area professionale, queste decisioni hanno impatto anche sulla sfera privata.
Decisioni che vengono prese in maniera istintiva o emotiva possono creare un danno sia al business che a chi decide.
Il lancio di un prodotto con una caratteristica che non soddisfa il cliente o che non coglie le reali esigenze di mercato, rischia di diventare un danno finanziario o può causare un ritardo che da vantaggio ad un competitor.
Ma una decisione che ha causato un danno, qualcosa che viene catalogato dal nostro cervello come negativo e che ha un impatto emotivo poco piacevole, rischia di corrompere il processo decisionale del decisore.
C’è un concetto che mi sta a cuore e che vorrei ribadire. All’interno delle organizzazioni aziendali, ogni ruolo è ricoperto da persone. Ognuno ha i propri obiettivi, scopi, paure ed ambizioni.

Le Decisioni Emotive Possono Rappresentare un Costo
Chi lavora sui mercati finanziari sa quanto le decisioni istintive possono diventare “costose”.
Lavorando sui mercati come trader indipendente e approfondendo le tematiche relative alla psicologia e al mindset degli investitori di breve e lungo termine, ho compreso meglio l’importanza dell’auto-consapevolezza nei processi decisionali.
Ho trovato molte cose in comune con i corsi di cui ho usufruito da manager con quelli da trader.
Nel mondo dei mercati finanziari esistono diversi approcci per avere dei ritorni economici. Sono approcci che richiedono solitamente un’elevata disciplina e l’applicazione di un modello che solitamente funziona in quel determinato contesto.
Uno dei fattori che non va mai dimenticato nei mercati è la reazione umana a determinati eventi che deludono o accentuano un’aspettativa.
Queste reazioni, istintive ed emotive, creano i cosiddetti momenti di paura e panico sul mercato, ovvero quando tutti vendono. O nel caso contrario creano invece euforia, ovvero quando tutti comprano.
Accade spesso che la massa acquisti per paura di perdere l’occasione (in inglese FOMO, Fear Of Missing Out) o venda per paura di crolli profondi.
In entrambi i casi è molto probabile che il piano, il modello decisionale applicato, sia completamente saltato e la causa di tutto questo è l’interpretazione da parte del cervello umano alla situazione esterna.
Cosa fa il Tuo Cervello Quando Devi Decidere
Quando sei chiamato a decidere, il tuo cervello inizia a valutare le informazioni a disposizione. Confronta queste informazioni con quelle passate e anticipa ciò che potrebbe succedere.
Il problema risiede nel fatto che il tuo cervello attinge a un database piuttosto antico. Ecco quindi che davanti al tuo capo infuriato registra la situazione come minaccia per la tua vita.
L’organo deputato a questo compito si chiama amigdala e interpretando la realtà vissuta come qualcosa di minaccioso, attiva il sistema di emergenza (il sistema simpatico), mettendoti nella modalità fight, flight or freeze. Il fatto è che questo tipo di risposta serviva ai nostri antenati nella preistoria che dovevano reagire all’attacco di un predatore.
Per tornare all’esempio dei mercati finanziari, accade qualcosa di simile quando il mercato scende. Se sei un investitore di lungo termine, il tuo cervello associa la perdita momentanea in denaro come una minaccia alla tua vita e quindi ti invia il segnale di vendere alimentando la discesa del mercato (flight).
Nel caso della FOMO invece il segnale è quello di un mancato guadagno, quindi soldi che garantiscono la sopravvivenza e, come ai buffet dei matrimoni, ecco che ti invia il segnale di acquistare per non perdere l’occasione (fight).
In altre parole, per prendere una decisione, il cervello confronta la situazione vissuta al momento con le esperienze passate. Come feedback quindi proviamo delle emozioni.
E’ molto probabile che la tua sia una risposta emotiva ad evento passato, non necessariamente vissuto nella preistoria, ma nell’infanzia, nell’adolescenza o durante l’età adulta.
La tua risposta veloce potrebbe diventare un nuovo problema. Invece potresti avere le risorse, che ancora non conosci, per trovare soluzioni alternative, e forse anche più creative.

Cosa Sono Quindi le Emozioni
Le emozioni sono quindi una risposta alle situazioni che viviamo. Non sono altro che la rappresentazione della tua realtà.
Sono però un veicolo di informazione. Spesso le cataloghiamo come positive o negative. Ma con una buona dose di auto-consapevolezza puoi comprendere che in realtà questa classificazione è restrittiva. Ogni emozione è una risorsa che può portare un contenuto informativo che, se ben interpretato, può aiutare anche nelle decisioni.
Imparando a riconoscerle e a capire da dove hanno origine è possibile migliorare le proprie azioni e il proprio processo decisionale.
Le emozioni sono comunque necessarie e fondamentali ai fini della nostra sopravvivenza. Ed è difficile pensare di avere un cervello privo delle funzioni emotive e istintive.
Come Evitare le Emozioni Negative nel Decision Making
Non le puoi evitare. Lo voglio ripetere: le emozioni non sono né positive né negative. L’emozione porta con se un’informazione ma il tuo compito non è gestirla, sopprimerla o negarla. Ma comprenderla e dirigerla.
Le emozioni sono una risorsa fondamentale e oltre a rappresentare te stesso, anche se la risposta a uno stimolo esterno può essere frutto di una tua esperienza passata, può riflettere anche lo stato in cui versa il team che gestisci o in cui ti trovi a lavorare.
Perciò è importante parlare ed evitare il silenzio, o mettere a tacere la tua emozione, perché altrimenti diventa più difficile comprenderla. A me è capitato più volte di non ascoltare un’emozione ma ciò ha portato solo a rimandare una difficoltà o problema.
Per comprendere un’emozione è necessario però introdurre il concetto di spazio, ovvero della pausa. Voglio dire che solo rallentando nella tua esecuzione hai modo di prendere coscienza dell’emozione che stai sperimentando e quindi comprenderla.
Avrai più volte sentito il consiglio “conta fino a 10 prima di…”. A volte non bastano 10 secondi ma è già un buon inizio.
Rallentare dunque è la parola chiave.

A seconda dei ruoli, del contesto, del tipo di decisione, si possono applicare diversi modelli decisionali che potrò approfondire più avanti.
Ci sono diversi modi per rallentare e prendere una decisione. Ascoltare gli altri e la loro esperienza, può essere un buon metodo, purché la decisione sia sempre tu a prenderla.
Avere un board di esperti o consulenti con i quali confrontarsi può rivelarsi molto utile per porre domande o avere punti di vista diversi. Anche se sei il Presidente degli Stati Uniti.
Il tuo board può essere composto anche da amici, mentori, altri genitori se siamo nel contesto familiare. Internet permette di avere anche dei mentori a loro insaputa. Io stesso ho una lista di mentori a seconda degli argomenti o delle situazioni di cui voglio trattare.
Alcune persone cercano di farsi suggerire la risposta dagli altri, ma non è una buona pratica.
Piuttosto:
- Confrontati col tuo board.
- Analizza i fatti eliminando i tuoi giudizi. In questa fase puoi applicare un’analisi Pro/Contro, SWOT, ecc.
- Verifica l’allineamento con il tuo obiettivo.
- Verifica che la decisione che stai per prendere non sia in contrasto con i tuoi valori
La scrittura in questo processo può essere molto di aiuto. Usa carta e penna, una lavagna, power point o qualsiasi altro strumento.
Ricorda infine prima di proseguire con la decisione di lasciare spazio. A volte bastano pochi minuti o una breve passeggiata (se possibile).
Se ci pensi questo processo lo puoi applicare anche nel tuo contesto familiare o anche quando stai per fare un acquisto. Ti è mai capitato di comprare qualcosa che non ti serviva o che non soddisfaceva a pieno i tuoi bisogni?
Sono sicuro che se non ti è capitato in prima persona, è successo a qualcuno molto vicino a te.
Quando Fidarsi del Proprio Istinto?
Quelle volte in cui ti sei fidato del tuo istinto probabilmente le ricordi come un buon momento. Ci sono situazioni e contesti dove le sensazioni viscerali possono contare molto nel processo decisionale.
Bisogna però imparare a distinguerle perché se è vero che a volte hai avuto ragione, corri il rischio di sopravvalutare l’istinto.
La valutazione di una decisione in base alla propria esperienza o istinto è svolta sulla base di una valutazione di un rischio. Impiegando l’analisi di dati apparentemente logici, non faremmo mai quella determinata scelta.

Riporto un esempio sempre dal mondo della finanza e degli investimenti.
Chi decide di investire in un business promettente, una startup, non ha dei bilanci a disposizione che indicano che quella determinata azienda sta facendo utili. Semmai è il contrario.
Prendiamo ancora un altro esempio di investimenti tra azioni Value e Growth.
Le azioni Value sono titoli che rendono meno ma hanno ritorni più stabili. Mentre le Growth possono generare rendimenti percentuali a due o tre cifre aumentando la volatilità di portafoglio.
Per acquistare azioni Value l’investitore svolge delle valutazioni sull’azienda utilizzando i bilanci aziendali. Fatta l’analisi con uno dei modelli applicabili, come ad esempio il Discount Cash Flow, decide di mettere o meno l’asset in portafoglio per un determinato periodo di tempo.
Nel caso di investimenti per aziende Growth l’approccio è diverso perché i bilanci di queste aziende con possibili ritorni ad alto potenziale, non sono mai positivi. Riportano perdite anziché utili.
In questo caso l’investitore crede nella crescita del settore, nella persona che rappresenta il business, nel prodotto o servizio offerto e fa delle valutazioni creando un’aspettativa sul prezzo sulla base della sua esperienza e dell’interpretazione delle proprie sensazioni viscerali.
Probabilmente userà a supporto dei dati, sul futuro, per dare una spiegazione razionale. Ma la componente emotiva è importante.
Uno studio di Laura Huang su circa 90 aziende ha riportato alcune caratteristiche che hanno in comune investitori, venture capitalist ed angel investors:
- Usano il loro intuito come parte integrante delle informazioni che hanno a disposizione.
- Riconoscono che non si tratta di un bisogno di sopravvivenza o di una decisione impulsiva.
- Sono molto attenti a cosa gli accade attorno. Allenano costantemente il loro intuito e osservano con attenzione i prototipi, i primi Minimum Viable Product (MVP) e i modelli sul mercato, cercando di imparare sempre nuove lezioni da usare per decisioni future.
In altre parole, l’intuito viene usato nei contesti dove i numeri sul rischio e la probabilità sono irrealistici o infattibili. Appunto come quando stai cercando la prossima startup unicorno.
Nei contesti dove invece esistono modelli consolidati, come nel caso dell’acquisto di azioni Value, basati sull’analisi razionale dei dati invece è bene evitare di fidarsi del proprio intuito.
Buone decisioni!
– Damiano